Un rewind sulla carriera dell’attore e regista francese Pierre Clementi, morto alla fine del 1999 per un cancro
La carriera di attore di Pierre Clémenti è iniziata a ventitré anni, quando recitò ne Il Gattopardo di Luchino Visconti. Quattro anni dopo, interpreta Marcel, il criminale dall’aspetto misterioso e seducente in Belle de jour di Buñuel, con il quale lavorerà nuovamente in La Via Lattea nel 1969. Accanto a Jean Pierre Léaud, interpreta il ruolo principale in Porcile di Pasolini, un anno dopo.
A ventotto anni, Pierre Clémenti può già vantarsi di aver recitato per i grandi del cinema dell’epoca. Ma in retrospettiva, non è una carriera da star quella che immagina. Ciò che lo attrae del cinema e del teatro è il loro potere espressivo come mezzo di protesta. Appena può scegliere tra i ruoli offerti, opta per quelli che coincidono con le sue convinzioni.
Il denaro non gli interessa; ciò trova conferma quando sabota l’offerta di Fellini chiedendo uno stipendio esorbitante per essere sicuro di non essere preso. Invece di recitare in Satyricon, è apparso in The Interior Scar diretto dal suo amico Philippe Garrel. In questo film a basso budget, Clémenti interpreta il ruolo di Cristo che rifiuta di sacrificarsi per l’umanità quando vede un mondo che lo spaventa.
Clementi e lo spirito ribelle del 1968
Nell’insieme della sua opera cinematografica, compresi i film da lui firmati come regista, è dichiarato lo spirito ribelle del 1968. Clémenti aderisce così incondizionatamente alle idee della generazione compiaciuta che vuole essere libertaria e cerca di rompere con la società al potere che per lei simboleggia solo conformismo e ipocrisia insopportabile. Per Clémenti, questo spirito non rappresenta solo un’occasione perfetta per vivere la fase rivoltante dell’adolescenza, ma è per lui la sua ragione d’essere.
Fu nel 1968 che si mise per la prima volta dietro la macchina da presa e creò un film sperimentale intitolato La rivoluzione è solo l’inizio, continuiamo. Come già insinua il titolo, assistiamo alle manifestazioni studentesche del maggio 68 a Parigi. Clémenti filma con la sua macchina fotografica Beaulieu in mezzo alla mischia e agli scontri tra studenti e polizia, assumendo il ruolo di partecipante attivo al fianco degli studenti pur essendo costretto a schivare gli attacchi del CRS; da qui le numerose interruzioni e sussulti nella registrazione.
In questo film muto di trenta minuti sono già evidenti gli elementi principali che costituiranno il filo conduttore dell’opera cinematografica di Pierre Clémenti.
È soprattutto un desiderio del cineasta integrare la sua vita privata, perché accanto alle manifestazioni del 1968 vediamo sua moglie Margareth e il figlio maggiore Balthazar nelle scene quotidiane. Simili ad un diario, queste immagini di una memoria individuale si intrecceranno continuamente con quelle di una memoria collettiva che mostra le battaglie di strada. Altro elemento caratteristico è la scelta formale delle sovrapposizioni, l’uso di mascherini e filtri colorati che conferiscono un carattere psichedelico all’intero cortometraggio.