Scopriamo cos’è Metamkine, una raccolta di cinema sperimentale che produce film non più solo da proiezioni-performance
Metamkine è una raccolta di cinema sperimentale su larga scala, con Christophe Auger e Xavier che lavorano su proiettori 16mm e Jérôme Noelinger su dispositivi elettroacustici, producendo film non più esclusivamente da proiezioni-performance. L’opera di Metamkine è di difficile accesso nella sua natura a causa della sua opposizione al film cinematografico come oggetto riproducibile.
Poiché le rappresentazioni a Voûtes e alla chiesa di Saint-Merry si basano su un dispositivo cinematografico classico con proiezione verso uno schermo, la performance del “Generatore” utilizzerà lo spazio messo a disposizione per sviluppare il dispositivo di proiezione come più originale, “espanso”. Questo testo offre il resoconto della performance di Metamkine alla Génération di mercoledì 14 maggio 2014.
La questione qui non è teorica ma piuttosto documentaristica, come tentativo di documentare attraverso il testo l’evento della proiezione-performance (comprese registrazioni video, per lo più selvaggio, perché purtroppo non è sistematico che le istituzioni culturali documentino professionalmente gli eventi che ospitano, spesso raccontati male), senza la pretesa di sostituire la registrazione video, pretendendo quantomeno completare questo tipo di documentazione.
Come si svolge Metamkine: performance e descrizione
A differenza di altri cineasti sperimentali che realizzano proiezioni-performance piuttosto che film, e che danno un titolo diverso a ogni performance, Metamkine non dà titoli alle loro performance, che possono quindi essere riferite al luogo e alla data, e al nome del collettivo. Ogni performance è comunque unica, sia per quanto riguarda le variazioni interne dello stile del collettivo, sia per i parametri esterni determinati dalla location.
Lo spazio del Générateur, che quindi non aveva la configurazione della classica sala cinematografica, ma di un blocco semplice e vasto, per consentire una maggiore flessibilità, lasciava spazio alle potenzialità del “cinema esteso”, nella tradizione (che non equivale esattamente a l’installazione di arte contemporanea) da cui lavora Metamkine, uno sviluppo bellissimo. Invece di un unico schermo, tre schermi dividevano lo spazio, nell’oscurità.
Dal soffitto pendevano due schermi di garza semitrasparente, uno grande nel primo terzo della stanza e uno più piccolo a metà della stanza. Un terzo schermo di tela bianca, opaco, grande, un normale schermo cinematografico, era in fondo alla stanza. Le proiezioni dello spettacolo, della durata complessiva di circa un’ora, si sono svolte in più tempi e spazi successivi, in ciascuna di queste anticamere formate dal dispositivo.