Cosa succede se in quest’epoca tecnologica e in evoluzione i registi decidono di “tornare indietro” al teatro? Scopriamolo in questo saggio
Il rapporto tra cinema e teatro è noto e ben catalogato in tutta la storia della critica e della teoria cinematografica. L’eredità del teatro agli albori del cinema, la controversia sul “teatro filmato” nei primi film sonori o anche l’approccio moderno di registi come Jacques Rivette, Werner Schroeter o Manoel de Oliveira, tutte queste questioni sono state dibattute in modo fruttuoso. Ma cosa succede quando, proprio nel bel mezzo di un’era veloce, altamente tecnologica e in continua evoluzione, alcuni registi contemporanei decidono di avvicinarsi nuovamente all’antica arte del teatro?
Oggi sembra esserci una nuova generazione di cineasti (o, in alcuni casi, un approccio rinnovato da parte di veterani) che propongono esplicitamente un dialogo con il teatro, recuperando testi classici, avvicinandosi a procedure teatrali di messa in scena , proponendo una recitazione dissonante. stili. La recente opera di registi come Júlio Bressane, Paul Vecchiali, Rita Azevedo Gomes, Pierre Léon o Matías Piñeiro ci mostra che i film legati al teatro non sono antiquati né decadenti, ma uno dei tratti più vividi e stimolanti del cinema contemporaneo.
Viceversa, le immagini in movimento penetrano nel teatro. Un numero crescente di registi teatrali, come Thomas Ostermeier, Ivo van Hove, Krystian Lupa o Milo Rau (International Institute of Political Murder), tra gli altri, incorporano immagini in movimento (registrate o dal vivo) nelle loro rappresentazioni teatrali. L’inclusione delle immagini in movimento e della tecnologia cinema/video nel teatro non solo espande la percezione dello spettatore, moltiplicando gli strati temporali, spaziali e narrativi, ma potrebbe anche decostruire le specificità del teatro come la performance dal vivo e l’unità spaziale scenica.
Questo rapporto cerca di rispondere ad alcune di queste intriganti domande: quali problemi estetici sono in gioco, oggi, quando il cinema si avvicina al teatro? E cosa succede quando il teatro si avvicina al cinema? Quali forme ed espressioni possono nascere da questo incontro? Quali cineasti/registi teatrali stanno proponendo i gesti più entusiasti in questo campo? In quali termini si può definire il potenziale performativo delle immagini in movimento in teatro? Quando oggi il cinema va a teatro o il teatro va al cinema, cosa cercano?
Il servizio si apre con l’articolo “Quand le théâtre ‘piétina’ le cinéma”, in cui Virgilio Mortari si concentra sugli scritti di Artaud per proporre una prospettiva innovativa sulla concezione dell’autore francese del rapporto tra teatro e cinema. Verônica Veloso offre un’ampia panoramica delle pratiche teatrale-cinematografiche contemporanee. Veloso analizza il lavoro di metteurs en scène come Arcadi Zaides, Ivo Van Hove e Thomas Ostermeier, riflettendo, parallelamente, sulla propria pratica artistica nella concezione di I SAURA S/A + 1 sperimentale hidráulico.
In Il teatro nel cinema di Joseph Losey, Toni D’Angela esplora il rapporto tra cinema e teatro nella filmografia di Joseph Losey. Victor Guimarães scrive di alcuni aspetti teatrali del cinema di Andrea Tonacci, in particolare in Jouez Encore, Payez Encore (1975), un film quasi sconosciuto in cui il regista segue una troupe brasiliana che prova e presenta in Europa uno spettacolo diretto da Victor García.
Matías Piñeiro racconta nel dettaglio il suo rapporto con il teatro, commentando le ricerche e le scelte alla base dei suoi cosiddetti Shakespereads, una serie continuativa di film ispirati alle commedie di Shakespeare. Nicolas Klotz affronta il processo di produzione del suo film Hamlet in Palestine (2017), co-diretto da Thomas Ostermeier. Klotz intraprende una profonda riflessione sulle tensioni tra teatro e cinema e sulla loro capacità di intervenire e cambiare la realtà.
In una lunga intervista con Sabrina D. Marques, il metteur-en-scène portoghese Jorge Silva Melo racconta somiglianze e differenze tra teatro e cinema, le specificità di ciascun territorio estetico e la propria biografia, segnata da un costante transito dall’uno all’altro. altro. Infine, rispondendo ad alcune domande di Victor Guimarães, i cineasti Rita Azevedo Gomes e Pierre Léon si confrontano sul loro rapporto con il teatro, in una conversazione in cui l’amicizia e l’ammirazione reciproca prendono il sopravvento in modo bellissimo.
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