Viaggiare non è solo una passione, non è solo uno dei più grandi piaceri della vita. Ma è fondamentale per la nostra cultura e la nostra intelligenza. Lo dice la scienza.
“La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente”. La frase di uno dei più grandi della storia, Albert Einstein, sembra perfetta per il discorso che faremo oggi. Parliamo di viaggi e di quanto questi influiscano positivamente sulla nostra personalità e sulla nostra intelligenza.
Viaggiare è, senza ombra di dubbio, una delle passioni maggiormente condivise da tutti noi. Ma viaggiare è anche cultura, è come leggere tanti libri. Perché si vedono e si scoprono luoghi nuovi, culture nuove, si conoscono persone che hanno da scambiare con noi le loro esperienze, che possono cambiarci la vita.
Insomma, viaggiare fa bene all’anima, ma fa bene anche alla nostra mente, alla nostra salute. Lo dice la scienza. Per cui, soprattutto dopo gli anni di pandemia da Covid-19, facciamolo tutti più spesso. Ecco i benefici.
Viaggiare fa bene al nostro cervello e alla nostra mente, innanzitutto perché basta un fine settimana lungo di quattro giorni per ridurre la percezione dello stress. Sul punto, studi scientifici ci dicono che viaggiare un paio di volte durante l’anno riduce il rischio di malattie cardiovascolari fino al 20-30 per cento grazie alla limitazione dello stress e al recupero del benessere psicologico. Il vero viaggiatore, poi, ama anche ciò che di solito ai più non piace: l’organizzazione e la programmazione del viaggio, che genera, già di per sé, un piacere anticipatorio.
Tutte cose che, forse, immaginavamo. Quello che, però, forse mai avremmo sospettato, è che viaggiare ci rende più intelligenti. : Adam Galinsky, psicologo sociale della Columbia University di New York, ha condotto numerose ricerche sulla connessione fra viaggi e attività cognitiva. E ha scoperto che viaggiare, aprire la mente a nuove idee, proprio come diceva Einstein, rende più intelligenti, più creativi.
I viaggi, dunque, ci rendono più capaci di vedere e trovare connessioni fra elementi molto diversi e quindi favoriscono il pensiero “laterale”, quello che esce dal consueto ed è perciò più creativo. Ovviamente, più la nostra esperienza è nuova, quindi diversa dalla nostra cultura, dai nostri standard, più la nostra mente si apre e maggiormente, quindi, ne trae beneficio il nostro intelletto. Proprio per questo motivo, gli studiosi del mondo cognitivo suggeriscono di far viaggiare i bambini, fin da piccolissimi, per renderli più pronti, propensi e vogliosi nell’apprendimento.
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