Il bullismo non risulta ad oggi un esplicito reato. Tuttavia ogni genitore conosce bene la gravità del fenomeno. Dunque com’è meglio affrontarlo?
Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni attualmente assai diffusi, in particolare tra i giovani e i giovanissimi. Il primo si manifesta come atto prevaricatore molesto e aggressivo in ambienti frequentati fisicamente, come ad esempio la scuola; il secondo, invece, viene perpetrato attraverso il web.
E in particolare quest’ultimo, a causa dell’enorme diffusione di internet degli ultimi anni avvenuta a livello planetario, è in forte e preoccupante espansione e coinvolge fasce di età anche più adulte. In particolare in quanto al bullismo, se siamo genitori, è assai probabile che sia un fenomeno che conosciamo bene, perché ne abbiamo sentito parlare a scuola o perché abbiamo fatto esperienza diretta attraverso i nostri figli oppure i loro compagni e amici.
E forse siamo anche già al corrente che, pur essendo intervenuta una legge nel 2017 a tentare di arginare il fenomeno di cyberbullismo, un vero, proprio ed esplicito reato di bullismo non è ancora contemplato nel Diritto Italiano. Tuttavia è bene tenere a mente che può integrare numerosi reati già previsti sia dal codice penale sia dalla legislazione penale speciale, con azioni come le percosse, le minacce, la diffamazione e il furto, punibili per legge. Dunque cosa conviene fare nel caso in cui nostro figlio diventi vittima di bullismo?
La legge 17/2017 ha prescritto l’obbligo per ogni scuola operante in Italia di nominare un referente responsabile di gestire eventuali casi di bullismo e cyberbullismo avvenuti all’interno degli ambienti scolastici. Ogni istituto scolastico, inoltre, può stabilire regole e norme precise a riguardo (e solitamente lo fa): dunque innanzitutto per ogni genitore è essenziale essere al corrente della normativa scolastica che disciplina la materia, in modo da poterla discutere e approfondire tanto con i figli quanto con i professori e con i dirigenti d’istituto, effettuando quando necessario le dovute segnalazioni.
Inoltre, dobbiamo considerare che il Codice Civile Italiano stabilisce una presunzione di responsabilità sui genitori nei casi in cui i figli commettano danni. Dunque, venire a capo dei responsabili delle azioni di bullismo è fondamentale per poter avvertire i loro genitori del danno commesso. In questo modo, si può giungere ad una collaborazione virtuosa per far cessare ai “bulli” di commettere le loro condotte. Tuttavia, in caso ciò non avvenga o, peggio, nel caso peggiori la situazione, la legge italiana ci tutela proprio tramite il ricorso alla presunzione di responsabilità, che è possibile avanzare anche in tribunale.
In caso di cyberbullismo perpetrato tramite internet, invece, esiste un altro supporto legislativo per un contrasto efficace: si tratta dell’ammonimento del questore, ovvero una misura introdotta proprio con legge del 2017 che consente alla vittima o a chi ne fa le veci – se minorenne – di chiedere al questore competente una diffida di reiterazione della condotta lesiva.
Nei casi, invece, in cui bullismo e cyberbullismo si spingano oltre e sfocino in reati previsti dai codici del diritto italiano, richiedere il supporto delle autorità competenti può risultare l’unica modalità realmente efficace per contrastare il più possibile e possibilmente interrompere la diffusione del fenomeno.
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