Quando si consumano le patate bisogna fare attenzione alla presenza di germogli? Ecco cosa dicono gli esperti sulla tossicità.
Le patate sono uno degli ortaggi più utilizzati in cucina, poiché impiegati in tantissime ricette. Basti pensare alle golose patatine fritte, ai minestroni, fino a quelle utilizzate come contorno e cotte al forno con il pollo e con altri tipi di carne. Questo piatto è ricco di carboidrati e, come tutti gli alimenti di origine vegetale, è benefico per il colesterolo e ha poche calorie.
Tuttavia il tipo di cottura e l’indice glicemico alto non lo rendono un piatto particolarmente indicato per la dieta, soprattutto se associato ad altri carboidrati, come ad esempio la pasta o il pane. Quando si acquista un sacco di patate va sempre tenuto al buio, per evitare che queste germoglino. Spesso capita di vedere un piccolo germoglio, quando si tengono per troppi giorni e molte persone le consumano lo stesso. Mentre c’è chi le butta, perché le ritiene tossiche. Ma chi ha ragione?
Patate germogliate e tossicità, ecco la verità da parte degli esperti
Chi dice di buttare le patate già germogliate ha perfettamente ragione, ma bisogna fare delle precisazioni. Gli esperti danno ragione agli allarmisti, mettendo in guardia sulla solanina, una sostanza tossica che è contenuta in diversi ortaggi, comprese le patate. Queste, rispetto ad altri, ne contengono in quantità maggiore quando germogliano e la sostanza non viene eliminata tagliando la buccia o cuocendo le patate.
Per questo motivo la buccia di patata va rimossa quando si cucinano le patate e non soltanto per una questione di sapore (mentre il germoglio va rimosso se piccolo o buttata la patata se grande). C’è infatti chi le frigge con essa, anche se questa è tossica anche in basse quantità. La presenza di germoglio aumenta la solanina che può provocare anche la morte per avvelenamento. I sintomi da avvelenamento da solanina possono essere anche molto lievi e di origine gastrointestinale.
Può comparire nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, nei sintomi più lievi. Altrimenti si può produrre una vera e propria intossicazione con un quadro clinico che include: disturbi alla vista, mal di testa, delirio, allucinazioni e confusione. Un’intossicazione ad alte dosi include anche dilatazione delle pupille, perdite di sensibilità, paralisi, choc, battito cardiaco, respiro rallentato e morte.
Questi sintomi avvengono dopo poche ore dall’ingestione di solanina o entro un giorno. Tuttavia, bisogna anche precisare che servono quantità elevate di solanina per poter uccidere un individuo adulto e sano. Un individuo che pesa 50 kg dovrebbe inferire 50 mg di solanina per riportare gli effetti avversi, senza considerare che la cottura riduce la quantità del veleno. Inoltre, oggi vengono coltivate patate sempre meno ricche si questa sostanza. In conclusione è impossibile avvelenarsi, poiché bisognerebbe ingerire tutto in una volta almeno mezzo chilo di patate ricche della sostanza.