Una importante e inquietante ricerca scientifica ci dice che dalla stretta di mano si può capire chi morirà prima
Un gesto tra i più comuni e naturali, anche se, negli anni della pandemia da Covid-19, lo abbiamo dovuto abbandonare per diverso tempo. Parliamo della stretta di mano. Avreste mai pensato che un gesto così comune potesse, in realtà, dirci se siamo o meno a rischio della vita? La scoperta scientifica è importante, ma, allo stesso tempo, inquietante.
Ci sono strette di mano che sono solide come querce. Altre che persone stringono la mano forte, magari agitando il braccio. C’è poi, invece, chi stringe la mano della persona che ha di fronte in maniera poco vigorosa. Da una stretta di mano si può capire molto della personalità di qualcuno. Ma oggi possiamo anche sapere se si tratta di una persona che rischia la vita. Ecco lo studio scientifico.
La ricerca è stata condotta dagli scienziati dell’Università del Michigan e pubblicata sul Journal of Cachexia, Sarcopenia and Muscle. Il team, guidato da Mark D. Peterson, ha considerato i dati di 1.300 uomini e donne di circa 70 anni, che sono stati monitorati per dieci anni. Ed ecco cosa ha scoperto.
Una stretta di mano può dirci quando moriremo
Le persone anziane che tendono a stringere la mano in modo meno deciso e forte potrebbero essere associate a una probabilità più elevata di incorrere in una morte prematura. Una scoperta a dir poco inquietante. Le indagini si sono basate sui campioni di sangue prelevati, raccogliendo informazioni sulla metilazione del DNA.
Ebbene, le persone che stringono le mani meno vigorosamente avrebbero meno forza nelle mani stesse e, quindi, avrebbero un DNA biologicamente più vecchio. La difficoltà di presa (collegata a una stretta di mano poco vigorosa) è tra gli indicatori che rivelerebbero un invecchiamento precoce.
Da qui, dunque, la correlazione verso cui propendono gli scienziati: la presa e l’età biologica di un essere umano. Meno forza si ha, più si sta invecchiando o, peggio, si è già invecchiati. Ovviamente, come ogni ricerca scientifica, il lavoro non si ferma. Quanto scoperto dai ricercatori dell’Università del Michigan, infatti, è solo una traccia iniziale, che, però, potrebbe aprire scenari importanti per comprendere l’associazione tra la forza di presa, le malattie croniche, la disabilità e la mortalità precoce. E, quindi, implementare terapie e azioni adeguate per allungare la vita e migliorarne la qualità.