Sono in tanti a scegliere il caffè decaffeinato se soffrono di pressione alta o per dormire meglio, non tanto per il gusto. Ma è davvero così o è un luogo comune?
Il caffè è certamente una delle bevande preferite da molti italiani, al punto tale che molti non lo prendono solo la mattina appena sveglio, ma non rinunciano a un’altra tazzina anche nel corso della giornata, soprattutto a metà mattina e a metà pomeriggio. Anzi, c’è chi non rinuncia a berne uno anche la sera prima di dormire, a conferma di come sia apprezzato.
Nonostante questo, ufficialmente si è sempre sottolineato come non sia l’ideale assumerne troppi se si soffre di pressione alta o poco prima di andare a dormire perché può impedire di riposare come si vorrebbe. Questo spinge molti a puntare sul decaffeinato, anche se c’è chi pensa che l’effetto non sia del tutto quello desiderato.
Il decaffeinato è davvero la soluzione?
Rinunciare al caffè è per molti davvero impossibile, ma è piuttosto risaputo che non sia necessario consumarne un numero eccessivo nel corso della giornata. In una dieta giornaliera l’apporto ideale, in virtù della quantità di caffeina contenuta, sarebbe di 300 mg, l’equivalente di circa tre tazzine di caffè espresso o sei di thè. E’ però bene prestare attenzione, visto che la caffeina è presente anche in altre sostanze che spesso assumiamo quotidianamente. Il limite si può raggiungere infatti anche con 10 lattine di Coca Cola, 8 tazze di cioccolata calda e 400 grammi di cioccolato extra fondente.
Alle persone che soffrono di ipertensione viene solitamente consigliato di eliminarlo o almeno ridurne le quantità perché potrebbero assimilarlo in maniera differente. Un ragionamento simile vale anche a ridosso del momento in cui si deve andare a dormire perché può rendere difficile prendere sonno. Un sostitutivo adeguato in questo caso può essere rappresentato dal decaffeinato, che inizialmente potrebbe non piacere a tutti ma a lungo andare può essere apprezzato.
Questo viene prodotto proprio depurando la caffeina dal caffè tradizionale, anche se la sostanza non viene eliminata del tutto, è bene precisarlo. In genere, in una tazzina troviamo circa 2 mg di caffeina (contro i 50-120 mg di caffè normale). Prenderlo può avere inoltre anche altri vantaggi, visto che in esso troviamo anche altre proprietà utili per il nostro organismo, quali vitamine del Gruppo B, potassio, magnesio, ferro, zinco, vitamina K, vitamina C, proteine, carboidrati e acido folico.
Fa solo bene o ci sono controindicazioni per il decaffeinato
Almeno apparentemente quindi il caffè decaffeinato può essere la soluzione per chi non riesce a rinunciare a una bevanda così amata, ma non vuole andare incontro a controindicazioni poco piacevoli, quali ansia, nervosismo, tachicardia e notti insonni. Per molti questi possono verificarsi anche solo con una tazzina, proprio per questo si presta attenzione anche all’ora in cui si decide di berne uno.
Il decaffeinato, invece, permette di evitare tutto questo, oltre a essere adatto anche per chi sta facendo una dieta, grazie alle sue proprietà ipocaloriche. Non solo, può essere assunto anche dai soggetti che hanno problemi di cuore, oltre a fare bene al fegato grazie alla presenza dei flavonoidi, che lo proteggono dai danni provocati dai radicali liberi. Chi lo prende spesso sembra inoltre essere in grado di rallentare l’invecchiamento, cosa possibile per il suo effetto antiossidante.
La quantità di caffeina contenuta, come detto, è quindi ridotta rispetto alla versione “tradizionale”, ma già questo gli fornisce un’azione stimolante e permette anche di alleviare il mal di testa. Sulla base di alcuni studi, è inoltre in grado di rallentare la progressione del Parkinson essendo capace di stimolare alcune azioni del cervello, oltre al prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2.
Ci sono quindi effetti positivi? Questi certamente non mancano, ma ci sono anche alcune controindicazioni. A volte può provocare o peggiorare i sintomi legati a gastrite e reflusso gastrico. Alcuni studi hanno inoltre messo in evidenza una lieve influenza negativa al sistema cardiovascolare, ma soprattutto nei soggetti che hanno già problemi, a causa della presenza degli acidi clorogenici.