Dopo l’archiviazione del superbonus, case green e un possibile condono sono i due temi portanti del periodo. La situazione
Dopo l’archiviazione del Superbonus, conseguente alla bocciatura di tutti gli emendamenti riguardanti la maxi detrazione da parte delle commissioni Ambiente e Industria del Senato, uno dei temi caldi legato all’edilizia è quello delle case green.
Le discussioni proseguono da tempo tra Governo ed Unione Europeo nell’ambito della riforma del Testo Unico Edilizia. Quali saranno dunque i prossimi provvedimenti in tal senso?
Case green, verso il testo unico edilizia: quali saranno gli obblighi da rispettare
L’iter di approvazione della Direttiva EPBD è ripreso dopo nove mesi di stop con nuove riunioni tecniche convocate ed un trilogo in programma il 12 ottobre per arrivare ad un testo condiviso da tutti gli stati membri e capire come ed entro quando gli immobili dovranno essere adeguati alle politiche green riguardanti il risparmio energetico e l’abbattimento delle emissioni. I temi principali da affrontare saranno in primis la data entro la quale effettuare la ristrutturazione degli edifici (ad oggi la proposta è arrivare entro il 2030 alla classe E ed entro il 2033 alla D) e gli specifici interventi da effettuare, ma anche i finanziamenti e gli incentivi che verranno messi a disposizione e la mobilità sostenibile.
Per edifici pubblici e non residenziali saranno invece vincolanti le scadenze già previste in merito all’installazione dei pannelli fotovoltaici: l’accordo prevede che questo avvenga a partire dal 31 dicembre 2027 per gli edifici di oltre 1000 metri quadri, da fine 2029 sopra i 400 metri quadri e da fine 2043 sopra i 250 metri quadri.
Un nuovo condono edilizio?
Nell’ultimo periodo si è iniziato a discutere anche della possibilità di istituire un condono per piccole irregolarità architettoniche, catastali ed edilizie. Lo ha sottolineato il vicepremier Matteo Salvini sottolineando l’esigenza di snellire le procedure burocratiche che stanno intasando gli uffici comunali andando a sanare le “difformità non essenziali”, escludendo dunque tutto ciò che ha a che fare con l’abusivismo edilizio. “Il condono proposto – ha infatti specificato Salvini – riguarda piccole irregolarità ma non ciò che è realizzato irregolarmente in zone a rischio dissesto idrogeologico.”
L’intento del governo potrebbe essere quello di fare cassa rapidamente portando liquidità da impiegare in nuove riforme. E del resto come ricordato dall’Ufficio studi della Cgia, la politica dei condoni adottata spesso in Italia ha consentito di incassare, nell’arco di 50 anni, 148,1 miliardi di euro. Con 28 miliardi recuperati solo con la sanatoria fiscale del 2003. Al momento si tratta solo di un’ipotesi che troverà forte ostruzionismo da parte delle opposizioni e, probabilmente, anche da una fetta della maggioranza.