Quali sono i rendimenti del fondo pensione nel 2023? È ancora uno strumento conveniente oppure no? Vediamo qual è lo scenario attuale e la possibile evoluzione nel tempo.
Si sta parlando molto, in questo periodo, dei vari strumenti per generare rendimenti dai propri risparmi e gli occhi di tutti sono puntati, in particolare, sui fondi pensione. Si cerca cioè di capire come queste forme di previdenza integrativa stiano rispondendo ad uno scenario economicamente caratterizzato da profonde incertezze sia sul breve che sul medio periodo.
E al caro vita collegato all’inflazione che ha inevitabilmente influenzato la vita di tutti noi. Sul loro comportamento si è espressa la Covip, ovvero la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensioni attraverso un report che sintetizza le performance dei vari strumenti disponibili, dai Fondi Aperti ai Pip, i Piani Individuali Pensionistici, fino alle forme di previdenza complementare riservata ai lavoratori dipendenti nei Fondi Negoziali di Categoria.
Fondi pensione, sono ancora convenienti o no? Lo scenario attuale e futuro
Qual è dunque il rendimento dei fondi pensione? Secondo la Covip occorre valutarlo su un orizzonte temporale più lungo in parallelo con il percorso di pianificazione pensionistica. Del resto sia gli indici obbligazionari che quelli azionari hanno fatto registrare cali drastici nel 2022, rispettivamente del 10 e del 12,3%. Pertanto ne hanno risentito anche le forme di previdenza integrativa con variazioni medie, in negativo, comprese tra il 5,2 ed il 13,2%.
Andando a guardare alla media dei rendimenti netti annui nel periodo 2018-2022 per le linee azionarie delle diverse forme di previdenza integrativa è stata registrata una media del 2%. Dunque nonostante il contesto negativo dell’anno 2022 la chiusura del quinquennio è stata tutto sommata positiva.
Guardando al periodo compreso tra 2013 e 2022 i rendimenti annuali sono stati positivi per quasi tutte le linee di investimento. Con la sola lieve eccezione negativa dei comparti obbligazionari. La media positiva è compresa tra 2,2 (fondi negoziali) e 29,% (pip). Ne deriva quindi che pur essendoci un periodo complesso e sostanzialmente negativo, andando ad aumentare l’orizzonte temporale ed il profilo di rischio la probabilità di ottenere rendimenti positivi va incrementando.
Il profilo di rischio, in particolare, deve essere valutato sulla base degli anni che restano alla pensione, così da ridurre il rischio di perdite che finirebbero altrimenti col non essere recuperabili. Meglio dunque andare a ridurlo più ci si avvicina al giorno del pensionamento mentre in giovane età si può puntare su linee di investimento azionarie per puntare a rendimenti più corposi.
Quali cifre investire per raggiungere una buona integrazione? Un 35enne dovrebbe valutare un investimento mensile di 143 euro per il profilo a basso rischio e di 85 euro al mese per quello ad alto rischio. Intorno ai 45 anni la somma dovrebbe essere compresa tra 269 e 192 euro mensili e a 55 l’investimento mensile dovrebbe raggiungere quota 529-454 euro.