In cosa consiste l’influenza sociale? Cerchiamo di conoscerla meglio per evitare di farci fagocitare dal suo potere.
Influenza sociale: è un po’ l’equivalente, nel campo della psicologia sociale, delle sabbie nobili. O di un lento bradisismo che poco alla volta di porta a uniformarci all’opinione degli altri. Ecco come si manifesta e in che modo possiamo resistere alle sue pretese.
Si tratta del tentativo da parte della società di inghiottirci per assimilarci alla massa. Noi ci eclissiamo come individui, resta solo una distesa infinita di granelli di sabbia anonimi e senza volto, tutti uguali agli altri. Gli psicologi la studiano da tempo come quel fenomeno che porta le opinioni del gruppo e degli altri a condizionare le nostre, al punto da farci cambiare idea.
Non tutti rispondono allo stesso modo alla pressione sociale che mira per omologarci a sé. Ci sono gli accondiscendenti, ovvero quelli che per opportunismo fanno finta di aderire all’opinione comune e restano della propria idea, pur rinunciando a manifestarla pubblicamente. Ma esistono anche gli oppositori che si ribellano alle pretese dell’influenza sociale. E infine, naturalmente, ci sono quelli che si adeguano e accettano di cambiare opinione perché convinti che il pensiero altrui abbia maggior valore.
Come si manifesta l’influenza sociale e in che modo salvarsi
Come si manifesta l’influenza sociale? Secondo gli esperti fin dal momento in cui due persone si incontrano e entrano in contatto. Già dai primi momenti iniziano a influenzarsi reciprocamente. Certamente poi il fenomeno è tanto più forte in quei gruppi dove la maggioranza ha la tendenza a imporre il proprio pensiero a una minoranza. Anche l’autorità fa pressione per farci cambiare idea.
Come visto, l’influenza sociale è praticamente onnipresente. Lo aveva capito bene la filosofa Simone Weil che aveva lucidamente notato come l’uomo si fosse liberato dalla servitù della natura solo per sottomettersi a un’oppressione perfino più oscura, capricciosa e incontrollabile. Quella esercitata dalla stessa società nelle vesti di ciò che Platone chiamava il Grande Animale: il collettivo che schiaccia il singolo.
Liberarsi dall’influenza sociale (ma sarebbe meglio dire oppressione) è utopistico. Si può fare in modo di limitarne le pretese per non farsi fagocitare dal grande animale sociale. Come? Innanzitutto tracciando un confine tra noi e il mondo, stabilendo dei limiti ben precisi che ci permettano di distinguere dove inizia la nostra esistenza e dove quella altrui.
In questo modo segneremo una linea tra ciò che siamo e ciò che il mondo vuole da noi. Un’altra strategia per non piegarsi all’influenza sociale è quella di prendersi delle responsabilità personali smettendo di imputare agli altri, nel bene e nel male, l’origine dei nostri comportamenti. In altre parole, ascoltiamo quella voce interiore che si chiama coscienza.
Come fecero, in anni non poi così distanti dai nostri, personaggi come Franz Jägerstätter e Josef Mayr-Nusser, che si rifiutarono di giurare a Hitler quando praticamente tutti intorno a loro li pressavano affinché lo facessero. Pagarono caro la loro scelta coraggiosa, ma trasmisero un messaggio immortale: ovvero che la dignità personale non ha prezzo e non può affondare nelle sabbie mobili del conformismo sociale.