Il buco dell’ozono sta aumentando sempre di più, facendo preoccupare gli esperti. Secondo le ultime rilevazioni, i numeri sono in crescita.
Il buco dell’ozono riguarda lo strato di ozono, che rappresenta uno schermo di vitale importanza per intercettare le radiazioni considerate letali per la vita sulla Terra. Da molto tempo – dai primi anni Ottanta in poi, si può dire – stiamo assistendo a un suo aumento, le cui cause sembrano essere imputabili all’azione umana.
Essenziale, come detto, per il mantenimento della vita sul nostro pianeta, lo strato di ozono assorbe le radiazioni ultraviolette dannose e, nel tempo, si sta assottigliando notevolmente. Recentemente, si è parlato di un possibile riassorbimento del buco dell’ozono, ma adesso sembra non sia più così. I recenti numeri al riguardo sono, nuovamente, preoccupanti.
Buco dell’ozono: i numeri che fanno paura
Secondo quanto riportato dall’AGI, ci sono brutte notizie per la salute della Terra. Il buco dell’ozono pare, infatti, abbia raggiunto delle dimensioni impressionanti estendendosi per una superficie pari a tre volte quella del Brasile o cinquanta volte quella della Francia.
Il dato in questione arriva dalle osservazioni che sono state fatte dal satellite Sentinel 5P dell’Agenzia Spaziale Europea. Secondo le ultime rilevazioni, il buco dell’ozono – che si trova sopra l’Antartico – avrebbe raggiunto una dimensione di 26 milioni di km2.
Gli effetti dell’inquinamento umano
Spesso gli esperti hanno spiegato che possono esserci delle variazioni per quanto riguarda le dimensioni del buco. Nel gennaio 2023, erano state fatte delle previsioni abbastanza ottimistiche rispetto a quanto sta realmente accadendo. Si parlava, infatti – come detto prima – di un possibile riassorbimento, che ci avrebbe consentito di rientrare nei parametri in circa quattro decenni. Il rilievo effettuato a fine settembre 2023, però, racconta ben altro: una superficie più grande dagli inizi del monitoraggio, negli anni Settanta.
In linea generale, tra i mesi di agosto e ottobre, le dimensioni aumentano nelle regioni polari, ma i numeri non sono mai stati così importanti come ora. Secondo gli esperti che lavorano al CAMS (Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera) del programma Copernicus, e come dichiarato dalla scienziata Antje Inness, la spiegazione potrebbe essere l’eruzione del vulcano Hunga Tonga avvenuta nel gennaio 2022.
“Ha iniettato nella stratosfera molto vapore acqueo, che ha raggiunto le regioni del Polo Sud solo dopo la fine del buco dell’ozono nel 2022”, portando a una maggiore formazione di nubi stratosferiche “dove i clorofluorocarburi (CFC) possono reagire e accelerare la riduzione dello strato di ozono”.
Se lo studio riguardante questa eruzione è ancora in corso, è altrettanto vero che la creazione del buco deriva dall’inquinamento umano. Nello specifico, dai clorofluorocarburi emessi da alcuni frigoriferi in passato. Negli anni, sono state intraprese alcune misure a livello globale per arginare il problema. Il Protocollo di Montreal del 1987, per esempio, ha consentito di diminuire la quantità di questa sostanza nell’ambiente.