Siamo ancora in pieno autunno ma c’è chi già inizia a pensare alle feste natalizie e a un possibile “bianco Natale”. Vedremo dunque la neve?
Tra le fine di ottobre e l’inizio di novembre nei negozi compaiono già le decorazioni per l’albero, oltre a idee regalo per amici e parenti. Non è ancora iniziato il periodo delle canzoni nei centri commerciali ma sia grandi che piccini sperano di vedere un bianco Natale, con un po’ di neve in giardino. Per fortuna ci sono già le previsioni stagionali a disposizione.
A stilarle è stato il Centro Europeo di Reading (ECMWF) che analizza ciò che attende in termini di precipitazioni e temperature tutta l’area del continente, compresa l’Italia. La sede operativa che ha reso note le previsioni stagionali si trova a Bologna e ha fatto delle stime per i mesi di novembre, dicembre, gennaio e febbraio.
Il quadro che emerge per il prossimo inverno non è per nulla incoraggiante e, anzi, mostra quanto stiano avanzando i cambiamenti climatici. La media dei valori termici che ci si aspetta in Italia sarà superiore di 1,5°C rispetto alla norma per la stagione fredda. Ci sarà ancora la possibilità di qualche ondata di gelo ma questo dipenderà dai venti provenienti dal Polo Nord.
Sembra che il bianco Natale sia da escludere, ecco come mai
Il fenomeno alla base del problema è il riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico, che ha ripercussioni anche sull’area euro-asiatica nonostante la distanza. Quella che arriva in Italia sarà solo un’eco del fenomeno che in Asia provocherà un aumento di 2°C della temperatura media stagionale. Sarà comunque sufficiente a generare un inverno fin troppo mite.
Lungo le coste e nelle zone di pianura quindi la possibilità di festeggiare un bianco Natale si fanno già molto difficili, a meno di non recarsi in quota. Per ora si tratta solo di una vista generale sui prossimi mesi, quindi non è il caso di fare i preparativi, ma c’è già chi parla di quest’anno come di quello che non di fatto non avrà un inverno.
La situazione peggiore non la vivrà l’Italia ma l’Europa settentrionale (in particolare la Penisola Scandinava) insieme alla Russia. Non si può negare il peso che ha su questo scenario la produzione di CO2 causata dalle attività antropiche.