Come proteggere un figlio dal bullismo? Insegnandogli le strategie migliori per difendersi e affrontare attivamente la situazione per evitare il peggio.
Il bullismo è una realtà da debellare. Si verificano troppo situazioni inaccettabili di cui un genitore può accorgersi troppo tardi. La comunicazione tra un figlio e un genitore non è sempre idilliaca. Per vergogna, paura o timore del giudizio capita spesso che un bambino/adolescente non racconti ai propri genitori di essere vittima di bullismo.
Partendo da questa constatazione è bene che mamma e papà forniscano ai figli gli strumenti per riuscire a difendersi in una situazione di bullismo. Sarà necessario parlare loro di ciò che potrebbe accadere in un contesto scolastico, in palestra, in strada e insegnargli le strategie per uscire fuori dal contesto pericoloso.
Per quanto nelle scuole il tema del bullismo sia affrontato con discussioni in classe e progetti volti proprio a debellare il fenomeno, ci saranno sempre bambini e ragazzi che si fanno forti di un gruppo per trasferire su una persona ritenuta più debole le proprie frustrazioni e insicurezze.
I bulli mettono in atto comportamenti violenti e psicologicamente devastanti per annullare l’altro nascondendo il senso di inferiorità provato. Facendo leva sui sentimenti repressi di questi bambini/ragazzi che giocano a sentirsi potenti si potranno costruire strategie da insegnare ai figli vittime di bullismo.
Quali strategie insegnare ai figli oggetto di bullismo
Gli psicologi affermano che intervenire in modo diretto per proteggere i figli dai bulli è sconsigliabile. Meglio insegnare loro a difendersi da soli se la situazione è gestibile. La psicologa dell’infanzia Serena Costa suggerisce di parlare con il bambino/ragazzo e insegnare risposte mature che lo aiutino a difendersi.
L’atteggiamento più giusto è quello assertivo, rispondere a chi offende senza aggressività ma nello stesso tempo sottolineando la consapevolezza che un proprio diritto è stato leso. L’atto violento – anche a parole – del bullo è una provocazione. Cedervi significa dargli ciò che vuole, mostrargli la frustrazione, la paura, la ferita dell’insulto.
Se, però, la violenza fisica o psicologica è continua nel tempo, allora occorre che la vittima capisca l’importanza di parlarne con una persona adulta. Non deve essere necessariamente un genitore. Possono scegliere un insegnante di cui hanno fiducia, un allenatore, uno zio. Chiedere aiuto non è un atto di debolezza ma di coraggio per porre fine ad una situazione che potrebbe degenerare e che fa stare male.
Per far sì che il proprio figlio sappia difendersi dai bulli, dunque, occorre insegnare loro a gestire le proprie emozioni e a parlare dell’episodio con chi potrà aiutarli.