Assegno pensione ogni mese: cambia l’importo in base al calcolo retributivo, contributivo e misto

L’importo dell’assegno previdenziale cambia moltissimo a seconda del metodo di calcolo che viene applicato. Vediamo le differenze. 

La pensione mensile che una persona riceve può cambiare moltissimo d’importo a seconda del metodo con il quale è stata calcolata.

Metodo di calcolo della pensione
L’importo della pensione dipende dal metodo di calcolo/ Lafuriaumana.it

Il mondo delle pensioni ha subito due grandi svolte. La più nota è la riforma dell’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero che ha portato l’età pensionabile a 67 anni per tutti e con almeno 20 anni di contributi. L’altra importantissima riforma un po’ meno conosciuta è la riforma Dini del 1995. Tale riforma ha cambiato in modo radicale il metodo con cui viene calcolato l’importo delle pensioni.

Fino al 31 dicembre 1995 gli assegni previdenziali venivano calcolati con il sistema retributivo, dal 1996 in avanti è stato introdotto il sistema di calcolo contributivo.  In pratica due lavoratori che hanno svolto la stessa mansione e che avevano il medesimo stipendio, a fine carriera possono trovarsi con assegni pensionistici molto diversi a seconda del metodo con cui tali assegni sono stati calcolati.

Pensioni e sistema di calcolo degli assegni

La riforma Dini del 1995 ha segnato il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo. I due metodi sono molto diversi tra loro e queste differenze si ripercuotono sugli importi delle pensioni.

Differenze tra sistema retributivo e contributivo
Ecco i tre metodi per calcolare la pensione/ Lafuriaumana.it

Il sistema contributivo è quello attualmente in vigore. In pratica, per determinare quale sarà l’importo della pensione che un soggetto andrà a percepire, bisogna tenere conto unicamente di due fattori: il montante contributivo – cioè l’insieme dei contributi versati durante l’intera carriera lavorativa – e l’età in cui una persona va in pensione.

Infatti il montante contributivo deve essere moltiplicato per un coefficiente di trasformazione che aumenta con l’aumentare dell’età anagrafica. In parole povere: più tardi una persona va in pensione e più contributi ha versato e più alto sarà il suo assegno previdenziale.

Il sistema di calcolo retributivo in vigore fino al 1995 era del tutto diverso: si basava sulla media delle retribuzioni che una persona aveva ricevuto negli ultimi anni della sua carriera. Per calcolare l’importo della pensione con il sistema retributivo si teneva conto di due quote: quota A e quota B.

La  quota A veniva calcolata sulle retribuzioni relative alle ultime 260 settimane di attività lavorativa dipendente o sulle ultime 520 settimane da lavoro autonomo fino al 31 dicembre 1992. Mentre la quota B veniva calcolata sulle retribuzioni relative alle ultime 520 settimane di attività lavorativa dipendente o sulle ultime 780 settimane da lavoro autonomo a partire dal 1993 e fino all’effettiva uscita dal lavoro di una persona.

Chi ha una parte di contributi versati prima del 1995 e la restante parte dopo, avrà un assegno previdenziale calcolato con il sistema misto che è un mix tra il sistema retributivo e quello contributivo. Gli assegni calcolati interamente con il sistema contributivo sono ovviamente più bassi poiché chi ha una retribuzione alta ma pochi anni di contributi viene comunque penalizzato.

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