Ecco come riconoscere la sindrome dell’intestino irritabile da questi sintomi che potresti sottovalutare: previeni la patologia e combattila.
L’intestino fa parte dell’apparato digerente e si può distinguere in due tratti: il piccolo intestino ed il grande intestino, corrispettivamente tenue e crasso. Mediamente, nell’arco di una vita, al suo interno passano circa 30 tonnellate di cibo, e oltre 50.000 litri di liquidi. L’intestino si occupa del processo di digestione ed è inoltre deputato all’assorbimento dei nutrienti.
Una delle cose migliori da fare per mantenere l’intestino sano, è seguire una corretta alimentazione. Infatti la salute intestinale è altamente correlata al cibo che assumiamo. Gli alimenti alleati sono tutti quelli ricchi di fibre come frutta e verdura.
Ce ne sono poi alcuni in particolare che andrebbero a migliorarne lo stato e che ne favorirebbero il corretto funzionamento. Tra quelli da prediligere ci sono, i kiwi, l’avena, le patate dolci, lo yogurt, le verdure a foglia verde, la frutta secca, le mele, l’olio extravergine d’oliva, gli asparagi e l’acqua preferibilmente tiepida.
La sindrome dell’intestino irritabile è una patologia intestinale molto comune, solitamente è più frequente nelle donne sotto i cinquant’anni. Il disturbo può essere cronico o ricorrente, caratterizzato da dolore addominale e da un’alterazione del funzionamento intestinale. Questo provoca diversi sintomi e peggiora la qualità della vita di chi ne è coinvolto.
Le cause sono molteplici, possono esserci fattori psicologici, cognitivi ed emotivi. L’intestino infatti è considerato il secondo cervello e per questa ragione anche episodi stressanti si possono riflettere sul suo stato. Potrebbero esserci poi altri fattori, come ad esempio alterazioni del microbiota o della motilità intestinale.
Tra i sintomi più comuni, possiamo riscontrare prima di tutto dolore addominale ricorrente, cambiamento nella frequenza delle feci, cambiamento nella forma e nell’aspetto delle stesse, gonfiore o distensione addominale, emicrania, irritabilità, ansia, difficoltà di concentrazione, depressione, debolezza, cistite o altri disturbi dell’apparato urinario, insonnia, dolore pelvico e alla schiena.
Per diagnosticare la patologia, è necessario recarsi da un gastroenterologo. Tra i campanelli d’allarme inoltre ci sono anche sangue nelle feci e dimagrimento. Si può procedere con la colonscopia, o con la tac addominale, oltre ad effettuare gli esami del sangue e quelli delle feci. Nel caso in cui venga riscontrata la malattia, è raccomandato cambiare la propria alimentazione scegliendo una dieta povera di cibi zuccherati e fermentati.
Da questo punto di vista è consigliato farsi seguire da un nutrizionista. È opportuno inoltre idratarsi correttamente e praticare attività fisica, utilizzare i probiotici e prendere in considerazione l’ipotesi di iniziare una terapia psicologica. Sul sito dell’Humanitas, è possibile prenotare una visita gastroenterologica ed ottenere ulteriori informazioni riguardo la patologia.
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