Ecco quali possibilità e sostegni offre il pacchetto di norme nei riguardi dei disabili a cui è stato riconosciuto un handicap parziale.
Come quando una città si prepara ad accogliere un grande evento sportivo (tipo le Olimpiadi) o un poderoso evento religioso (il Giubileo, ad esempio), si parla in termini di “adeguamento” (infrastrutture, accoglienza ecc.). In effetti, prima delle contemporanee attenzioni socioculturali, una metropoli degna di definirsi moderna e sostenibile, deve “adeguarsi” agli standard dei suoi cittadini, tutti.
Eppure, soltanto negli ultimissimi decenni si concentra una particolare sensibilità sul tema della disabilità in rapporto alla società “normodotata” e ai suoi spazi. Per fortuna, ogni occasione è buona per agevolare una serena convivenza con l’ambiente circostante, vissuto in condizioni di motilità tutt’altro che semplici. Anche nel Superbonus edilizio, per citare un caso, si trovano requisiti legati all’abbattimento delle barriere architettoniche.
Oltre il fattore ambientale, come è noto, il dovere della legge è anche quello di spianare un terreno socioculturale (per restare agli esordi del discorso) e consentire alle persone invalide di vivere nel medesimo spettro di diritti, facile da assimilare da coloro che sono in buono stato di salute. A quest’obiettivo risponde la Legge 104 del 1992, il pacchetto di norme approvato dal legislatore per attribuire agevolazioni e incentivi al fine di tendere ad una formale parità di potenzialità.
I cardini su cui si basa il superamento degli ostacoli legislativi sono tre: professionale, fiscale e previdenziale. Il soggetto invalido, in qualità di lavoratore dipendente, può accordare col datore di lavoro un calendario di permessi retribuiti. Così da poter proseguire il suo percorso sanitario e assistenziale. Al contempo, può accedere all’acquisto agevolato di beni (dall’auto ai dispositivi medico-sanitari) con sconti ed esenzioni iva.
Infine, c’è l’opzione previdenziale di forme legate al pensionamento anticipato e all’erogazione di assegni sociali ad hoc. Attenzione, però. L’invalidità, sotto il punto di vista legislativo, contiene diverse sfumature che lasciano accedere a differenti livelli di sostegni. Il riconoscimento di un’invalidità al 100% e di una al 67% porta ad esiti ben diversi.
Per ottenere il diritto a prestazioni di natura assistenziale (attribuito alla legge 104), non basta la certificazione di un’invalidità al 67% (la percentuale minima è pari al 75%). A meno che non sia accompagnata da un handicap grave. Non è una differenza da poco: l’invalidità civile prevede una perdita parziale o totale di funzioni che permettono lo svolgimento di un’attività lavorativa o della vita quotidiana.
L’handicap indica precipuamente la menomazione psicofisica che compromette l’inserimento nel contesto sociale. Lo svantaggio sociale che ne deriva da quest’ultimo, viene economicamente compensato (previ requisiti) dall’erogazione dell’Assegno ordinario di invalidità. I benefici della Legge 104, opportunamente graduali, iniziano ad una percentuale minima di handicap pari al 33,33%, sposata con l’invalidità al 67%, come detto.
L’Assegno ordinario di invalidità non va confuso con l’assegno mensile per gli invalidi civili, destinato agli invalidi al 74% in poi e in possesso di appositi requisiti economici. Per ricevere l’assegno ordinario occorre aver versato contributi per almeno 5 anni. Dal 67% si ricevono le seguenti agevolazioni: protesi e strumenti gratuiti; iscrizione alle categorie protette; esenzione parziale dal ticket sanitario (esenzione sulle prestazioni strettamente legate alla patologia invalidante).
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