Come cambierà il sistema pensionistico nei prossimi anni? Crescono le preoccupazioni per l’innalzamento dell’età pensionabile.
Principio cardine dell’attuale sistema previdenziale italiano è quello della ripartizione, in base al quale i soldi che vengono pagati dai lavoratori servono per finanziare le pensioni attuali. A spiegare i retroscena di tale meccanismo è stato il Presidente di CIV INPS, Roberto Ghiselli.
Il sistema previdenziale, inoltre, si autoregola, nel senso che, se aumenta la speranza di vita, automaticamente si innalza anche l’età pensionabile e l’ammontare di contributi richiesti. Esistono, dunque, meccanismi che permettono di mantenere un certo equilibrio.
La situazione è, invece, abbastanza problematica per coloro che andranno in pensione con il sistema contributivo. Se non hanno una vita professionale stabile e stipendi dignitosi, rischiano di percepire un assegno pensionistico misero.
Da questo punto di vista, c’è una netta disparità tra uomini e donne, perché queste ultime risultano essere penalizzate, a causa di contratti part-time e buchi contributivi. Stesso discorso per i giovani, che hanno sempre più difficoltà a trovare un impiego stabile e che garantisca una giusta retribuzione. Senza politiche attive di supporto all’occupazione, si rischia di compromettere il sistema pensionistico.
Se, infatti, i giovani non riescono a metter su famiglia, il fenomeno della denatalità continuerà a crescere, alterando il rapporto tra lavoratori e pensionati.
Addio alla pensione anticipata: la sorte di Opzione Donna, Quota 103 e Ape Sociale
In relazione alla Riforma delle pensioni, Ghiselli ha sottolineato che è necessario un cambiamento radicale, con nuovi strumenti di flessibilità in uscita che affianchino la pensione ordinaria (con 67 anni di età e 20 di contributi) e la pensione di anzianità (con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini).
Non sono, purtroppo, stati raggiunti i risultati sperati con Quota 100, Ape Sociale e Opzione Donna, a causa dei requisiti eccessivamente limitanti. Con il sistema attuale di Quota 103, il prossimo anno potranno smettere di lavorare in anticipo solo 16 mila contribuenti. Si tratta di un numero troppo basso.
Nei fatti, la pensione anticipata non esiste più anche perché il ricalcolo interamente contributivo degli assegni comporta penalizzazioni troppo elevate (in alcune ipotesi si arriva anche a tagli di circa il 20%). Per Ghiselli, invece, un sistema che funziona bene dovrebbe necessariamente prevedere delle misure di flessibilità idonee, che coinvolgano un’ampia platea di beneficiari.
La futura Riforma delle pensioni, in conclusione, dovrebbe garantire misure alternative alla pensione ordinaria e consentire l’accesso al pensionamento anticipato in maniera agevolata.