Una malattia non troppo conosciuta che, però, affligge molte persone: facciamo attenzione a cosa pensiamo di noi quando ci guardiamo allo specchio.
Al giorno d’oggi, nell’era dei social media, i disturbi psicologici legati all’immagine e al corpo sono sempre più diffusi, soprattutto tra i più giovani. I problemi giovanili legati all’aspetto fisico sono sempre esistiti, ma questo disturbo è sconosciuto ai più. Attenzione dunque a come ci si vede allo specchio: se notiamo solo difetti, potremmo soffrire di un disturbo molto serio.
Esistono diverse teorie sulle cause. È noto, tuttavia, che ha gravi conseguenze a lungo termine, vale a dire depressione, ansia, isolamento sociale e idee e tentativi di suicidio. La diagnosi deve essere effettuata da professionisti della salute mentale (psicologi e psichiatri), tenendo conto di criteri diagnostici specifici.
La psicoanalisi si riferisce alla causa come associata a conflitti emotivi/sessuali inconsci o sentimenti di colpa e bassa autostima. Questa problematica è più comune nelle donne, di età compresa tra i 15 e i 30 anni.
Si chiama dismorfismo corporeo ed è un disturbo caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per un difetto corporeo immaginario da parte del paziente. Il disturbo da dismorfismo corporeo è caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione del paziente per un difetto corporeo immaginario. Questa persona tende a sviluppare una marcata angoscia associata al presunto difetto corporeo, che interferisce in modo significativo con le interazioni sociali.
I modelli cognitivo-comportamentali affermano che potrebbero essere una varietà di fattori interconnessi a causare il dismorfismo come la predisposizione genetica, fattori culturali, vulnerabilità psicologiche ed esperienze avverse accadute durante l’infanzia. I sintomi più comuni sono eccessiva preoccupazione per difetti corporei immaginari, prevalentemente difetti facciali (naso e mento), angoscia, isolamento sociale, paura del rifiuto, comportamenti compulsivi come passare molto tempo davanti allo specchio truccandosi, pettinarsi, radersi. Inquietante, infine, l’istinto suicidario, che sfiora addirittura il 30%.
Dati comunque non certi, dato che la prevalenza dei soggetti che ne sono colpiti si rivolgono non a professionisti della mente, ma a professionisti nel campo dell’estetica, della dermatologia e della chirurgia plastica per risolvere il problema. E, invece, servirebbe l’intervento sulla mente: la risposta al trattamento richiede almeno 16 settimane di terapia combinata con psicofarmacologia. Il tasso di risposta è del 50%–80% al trattamento farmacologico combinato con il monitoraggio psicoterapeutico. Le ricadute e le comorbilità come depressione e ansia sono comuni.
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