Arrivi sempre in ritardo agli appuntamenti importanti? Potresti essere affetto da cecità temporale: vediamo di cosa si tratta e come scoprirlo.
Tutti ne conosciamo qualcuno o magari siamo proprio noi ad avere questo “vizio”. Parliamo dei ritardatari cronici: quelli per cui non c’è verso di rispettare gli impegni. Non ce le fanno proprio ad arrivare in orario ad un appuntamento. Sembra quasi che si impegnino per essere sempre e comunque in ritardo.
Ma non è detto che sia appunto un vizio. Il ritardatario cronico che ha difficoltà con scadenze e appuntamenti potrebbe soffrire di “cecità temporale“. Ma di cosa si tratta? C’è poco da scherzare, perché può essere un disturbo devastante per la vita lavorativa e personale. Stiamo parlando essenzialmente di una condizione che rende incapaci di gestire la dimensione temporale. Chi ne soffre non riesce a tenere traccia del tempo che passa, come se fosse incapace di discernere fra passato, presente e futuro.
In altre parole, la cecità temporale fa perdere la cognizione dal tempo. Da qui l’incapacità di arrivare in orario al lavoro, la tendenza a non ricordarsi delle scadenze o di eventi accaduti in passato. Spesso viene definita come un indicatore comune dell’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione). Ma può presentarsi anche da sola, sconnessa dunque da questa patologia. Ma quali sono i sintomi più comuni di questo disturbo? Eccone alcuni.
In primo luogo c’è la difficoltà a gestire il tempo. Se non riusciamo a capire, anche solo approssimativamente, quanto ce ne servirà per fare una determinata azione (per esempio fare la spesa), questo è un chiaro segnale che potremmo soffrire di cecità temporale. C’è poi la costante sensazione di essere in ritardo e che il tempo scivoli via tra le dita.
Spesso chi soffre di cecità temporale sente di essere sempre in ritardo. E spesso e volentieri lo è, visto che la percezione del ritardo perenne si accompagna all’incapacità di gestire il tempo. Queste persone perciò non riescono a prepararsi per tempo a un appuntamento. Difficile, poi, passare da un’attività all’altra. Chi è affetto dal disturbo tende a rimanere “ancorato” a quello che sta facendo.
Anche se, per esempio, si sposta fisicamente dal lavoro alla palestra fa un’estrema fatica a staccarsi dalla precedente attività per concentrarsi sulla prossima. Naturalmente in queste condizioni si ha la tendenza a rimandare sempre le cose. Non per pigrizia, ma proprio per l’incapacità di capire quanto tempo serva per fare una certa attività. I dubbi sulla gestione del tempo spingono a procrastinare costantemente.
Non riuscendo a pianificare le tempistiche di una giornata, chi è colpito dalla cecità temporale agisce spesso mosso dall’impulsività (complementare alla procrastinazione). In mancanza di progettualità subentra l’impulso. Infine c’è il sintomo più “classico“: l’impossibilità a rispettare impegni e scadenze. Il motivo è sempre lo stesso, ovvero l’incapacità di capire quanto tempo servirà per completare un compito.
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