Lavorare senza esperienza? In questi settori dove c’è penuria di lavoratori, ma non di offerte di lavoro, è possibile.
Spesso si lamenta che in Italia manca il lavoro. Ma poi, a ben vedere, la situazione reale è ben più paradossale. Nel Belpaese, a quanto pare, non mancano le offerte di lavoro. A mancare sono quelli che si candidano a ricoprire i ruoli offerti dai datori di lavoro.
Non manca il lavoro, insomma: piuttosto mancano i lavoratori. A novembre le aziende italiane stanno dando segnali che indicano una forte crescita. Solo questo mese sono previste 430 mila assunzioni (+12,6% rispetto al 2022). Sono dati riportati nel nuovo bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal e che indicano come nel prossimo trimestre le assunzioni arriveranno a toccare quota 1,3 milioni.
Eppure un numero rilevantissimo di queste nuove assunzioni (quasi la metà) stenterà a decollare. Il problema però non sta tanto nella pigrizia dei potenziali candidati, quanto nella mancanza dei requisiti che li renderebbero adeguati alle mansioni da svolgere.
Tantissimi posti di lavoro ma pochi candidati: ecco le professioni più richieste
Secondo le stime di Confindustria a mancare sono circa 800 mila profili professionali. Il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, in audizione al Senato ha detto no agli incentivi per le assunzioni previsti dalla manovra di bilancio. Meglio investire, ha ribadito Bonomi, nello sviluppo dell’Industria 5.0.
«Creare posti di lavoro è il mio mestiere – ha detto il presidente di Confindustria – e non mi piace l’idea di utilizzare denaro pubblico per farlo». Confindustria sollecita anche interventi sulla competitività dei costi del lavoro che passino attraverso gli incentivi ai rinnovi contrattuali.
Mancano candidati idonei in diverse professioni. Tra quelle più richieste, viste la difficoltà a trovare candidati, ci sono gli operai specializzati nel tessile, nell’abbigliamento e nelle rifiniture delle costruzioni. Ma si cercano come il pane anche fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica e fabbri ferrai.
Perché il lavoro è precario e quali settori crescono di più
Stando ai dati Istat, più del 40% dei lavoratori dipendenti nel privato ha il contratto scaduto. Una percentuale che sale al 54% se consideriamo anche il pubblico. Un’analisi del Cnel indica in questi ritardi nei rinnovi contrattuali una delle principali cause del precariato lavorativo nel nostro Paese.
Si tratta di una situazione fotografata anche dal bollettino Excelsior: in prevalenza le assunzioni sono rappresentate (per il 52,9%) da contratti a tempo determinato e solo per 21,7% da contratti a tempo indeterminato (anche se la percentuale è aumentata rispetto al 2022). Cresce la domanda di lavoratori immigrati che andrà a coprire, secondo le previsioni, più di un quinto delle assunzioni messe in cantiere.
I settori dove si registra la crescita maggiore sono il commercio e il turismo, che a novembre faranno rispettivamente 300 mila e 68 mila assunzioni. Si espande anche l’industria, in particolare i comparti della meccatronica e della moda. Su base geografica, invece, al Nord sono previste 230 mila assunzioni, al Centro saranno 90 mila i neoassunti e 108 mila al Sud.