Hanno concordato un incremento di 256 euro in più al mese per questa specifica categoria di lavoratori, grazie all’accordo stipulato.
Finalmente hanno raggiunto un accordo e hanno firmato il nuovo contratto per i dirigenti degli enti locali per il periodo 2019/2021. Hanno ottenuto questo risultato attraverso la collaborazione tra Aran e i sindacati, che hanno risolto l’ultimo tassello dei rinnovi della precedente tornata e ora aprono la strada per i rinnovi del prossimo triennio, dal 2022 al 2024. Entrambe le parti esprimono soddisfazione, in quanto si prevedono significativi aumenti medi e arretrati, insieme a nuove garanzie e misure progettate per superare le preoccupazioni legate alla firma del contratto.
Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, afferma che questo accordo getta le basi per nuove trattative, affrontate con fiducia, con l’obiettivo di mettere al primo posto gli interessi dei dipendenti pubblici, anche in vista del prossimo triennio.
256 euro in più per questa categoria
Il nuovo contratto per i dirigenti degli enti locali, sottoscritto da Aran e i sindacati, introduce diverse novità significative. Tra cui aumenti salariali, pagamenti arretrati, un rafforzamento del patrocinio legale per mitigare le preoccupazioni legate alla firma e il supporto agli anziani durante l’inserimento di nuovi membri. Inoltre, viene introdotta un’indennità aggiuntiva del 30% per coloro che vengono “prestati” ad altre amministrazioni.
Questo accordo, che coinvolge circa 13.640 dirigenti di regioni ed enti locali, compresi i segretari comunali e provinciali, oltre ai dirigenti del ruolo amministrativo, tecnico e professionale della sanità, prevede un aumento medio di 256 euro per 13 mensilità, corrispondente al 3,78%. A ciò si aggiunge un ulteriore 0,22% del monte salari destinato all’incremento della retribuzione in base ai risultati ottenuti. Per quanto riguarda gli arretrati, si stima un pagamento medio di 11.200 euro.
Indennità aggiuntive
L’accordo triennale prevede anche indennità aggiuntive per i dirigenti che vengono assegnati ad altre amministrazioni. Date le difficoltà nell’assunzione, i “prestiti” saranno remunerati con una indennità pari al 15% o 30%, limitatamente al periodo di sostituzione del valore economico della retribuzione di posizione prevista per la posizione dirigenziale affidata.
Inoltre, per le supplenze, è stabilito un compenso del 15% della retribuzione complessiva per incarichi fino a 60 giorni. E del 25% per quelli con durata superiore.
Un elemento interessante riguarda l’affiancamento dei neoassunti, con l’accordo che richiede alle amministrazioni di compilare un elenco di personale dirigenziale con almeno 15 anni di anzianità, disponibile ad affiancare i nuovi assunti per trasferire loro la cultura e la missione dell’amministrazione.
Infine, per ridurre la “paura della firma“, il patrocinio della Pubblica Amministrazione è esteso ai dirigenti degli enti locali, in caso di citazione in giudizio, con l’esclusione delle procedure davanti alla Corte dei Conti. In sintesi, il patrocinio legale, fornito dalle amministrazioni per proteggere i diritti e gli interessi del dirigente, è applicabile nei procedimenti civili e penali, a condizione che non sussista un conflitto di interessi.