Le tariffe telefoniche 2024 potrebbero arrivare ad un aumento mai visto prima di oggi. E sono queste da evitare in ogni modo!
Il passare del tempo è spesso considerato un rimedio efficace per lenire le ferite, ma nel caso del 2024 che si avvicina, sembra riaprire una piaga che forse qualcuno aveva dimenticato, ma che in realtà non è mai stata curata. Che cosa sta per accadere alle tariffe telefoniche 2024?
Tariffe telefoniche 2024: aumenti sconcertanti in vista?
La vicenda dell’aggiornamento Istat delle tariffe telefoniche attuato da WindTre e TIM è ancora viva nella memoria di chi segue le dinamiche del settore. Un aumento discreto, ma reso più impattante da un tasso supplementare arbitrario, ha colpito i consumatori. WindTre ha optato per un aumento minimo del 5%, anche in presenza di un tasso di inflazione più basso.
TIM, invece, ha dichiarato che al tasso Istat verrà aggiunto un arbitrario 3,5%. Anche TIM alzerà i prezzi in base all’inflazione a partire dal 2024, con un ulteriore 3,5% arbitrario.
Questi aumenti, inseriti nelle clausole contrattuali e applicabili solo ai nuovi contratti, non potevano entrare in vigore immediatamente, essendo necessario far maturare l’inflazione. Gli aumenti diventeranno effettivi nel 2024, una volta calcolato il tasso di inflazione accumulato nel 2023. A quel punto, molti si renderanno conto, vedendo gli addebiti sui loro conti correnti o carte di credito, di aver implicitamente accettato le nuove condizioni tariffarie e gli aumenti annuali costanti cambiando tariffa con questi operatori, almeno fino al cambio di gestore.
La mossa di Vodafone e WindTre
Vodafone, tuttavia, ha scelto una strada diversa, rimanendo al di fuori degli aggiustamenti Istat e proponendo tariffe bloccate per 24 mesi per le utenze consumer, in contrasto con l’atteggiamento delle altre compagnie di telecomunicazioni. Tuttavia, per le utenze business, Vodafone ha introdotto una novità creativa: gli “aumenti programmati”. Nei contratti business stipulati dopo il 2 agosto 2023, Vodafone ha inserito clausole contrattuali che prevedono aumenti fissati a 12 e 24 mesi dalla sottoscrizione, pesanti fino al 10% a seconda dei piani.
Con questa mossa, Vodafone si svincola dal tasso Istat e dagli ambigui “spread”, adottando l’arbitrarietà totale. L’applicazione degli aumenti programmati, secondo Vodafone, non comporta una modifica suscettibile di diritto di recesso, in quanto è già inclusa nelle condizioni tariffarie originali. Questa informazione, tuttavia, potrebbe non essere conosciuta da tutti, poiché le condizioni contrattuali spesso non sono pubblicizzate in modo chiaro.
Tornando alla questione dell’Istat, introdotta da WindTre, per accettare le nuove condizioni contrattuali e gli aumenti pre-programmati, è necessario stipulare un nuovo contratto. Questo può avvenire in modo quasi inconsapevole, quando si cercano condizioni migliorative proposte dallo stesso gestore. WindTre, l’anno scorso, ha adottato la discutibile pratica del “doppio SMS”, presentando agli utenti un aumento unilaterale dei prezzi seguito, dopo 24 ore, da un secondo SMS che offriva la possibilità di rimanere alle condizioni tariffarie precedenti, ma accettando implicitamente gli aumenti Istat.
Questa pratica è stata oggetto di un’istruttoria da parte dell’Autorità Antitrust, che ha confermato la scorrettezza della pratica, soprattutto dal punto di vista informativo. Per la questione dell’aggiornamento Istat, l’Antitrust ha rimandato l’attenzione all’AGCOM, l’Autorità regolatrice delle telecomunicazioni, che dovrà esprimere il suo parere.