Il tuo smartphone smette di funzionare pochi anni dopo l’acquisto? Potrebbe essere una scelta del produttore. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Da diverso tempo si discute della pratica dell’obsolescenza programmata, un fenomeno che coinvolge i produttori di dispositivi elettronici che impostano una data di scadenza per i propri prodotti già durante la fase di progettazione o tramite l’introduzione di aggiornamenti software che incentivano gli utenti ad acquistare il modello più recente. Questa tendenza, fortunatamente, sembra essere in calo anche grazie agli episodi che hanno coinvolto colossi come Apple e Samsung in passato.
Perché lo smartphone smette di funzionare bene dopo due anni
Molti utenti lamentano il fatto che i loro dispositivi smettano di funzionare poco dopo la scadenza della garanzia di due anni fornita dal produttore. Questo porta spesso le persone a dover sostituire il dispositivo poiché il costo della riparazione al di fuori della garanzia è talmente elevato da giustificare l’acquisto di un nuovo dispositivo. Questo ciclo consumistico, noto come “obsolescenza programmata“, consiste nel pianificare una data di fine vita per il prodotto, spesso poco dopo la scadenza della garanzia. Nel caso degli smartphone e di altri dispositivi con aggiornamenti software, questa pratica sembra essere ancora più diffusa.
Negli ultimi anni, casi come quelli di Apple e Samsung hanno portato all’attenzione pubblica il problema dell’obsolescenza programmata. Nel 2018, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato italiana (AGCM) ha avviato indagini su Apple e Samsung per sospetti di pratiche commerciali scorrette, accusandole di produrre smartphone progettati per obsolescenza al fine di spingere i consumatori all’acquisto di nuovi modelli. Anche se entrambe le aziende hanno negato le accuse, sono state multate.
Va notato che l’obsolescenza programmata non riguarda tutti i produttori e tutti i dispositivi elettronici. Nella mia esperienza personale, abbiamo utilizzato smartphone Samsung per diversi anni, alcuni dei quali sono ancora funzionanti dopo anni di utilizzo.
La durata però dipende anche dal modo in cui viene utilizzato il dispositivo: la cura nell’utilizzo può prolungarne la vita, mentre danni accidentali o installazioni di software non idonei possono influenzarne negativamente le prestazioni. È comune che dopo due anni la durata della batteria diminuisca, ma questo non implica necessariamente la fine del dispositivo.
Non solo obsolescenza programmata
Un altro aspetto da considerare è l’obsolescenza “percepita”, influenzata dal marketing e dalla pubblicità che spingono le persone a percepire i propri dispositivi come “vecchi” solo perché è disponibile un nuovo modello sul mercato. Spesso, le nuove versioni di dispositivi offrono poche novità rispetto ai modelli precedenti, eppure molti consumatori si sentono obbligati ad acquistarle. Tuttavia sarebbe sensato valutare se sostituire il proprio dispositivo quando ancora funziona bene. Questo non solo ridurrebbe gli sprechi elettronici, ma consentirebbe anche di risparmiare denaro per acquistare beni di cui si ha effettivamente bisogno.