Se Vittorio Sgarbi ha effettivamente presentato le dimissioni o meno è diventato oggetto di dibattito, a seguito della inaspettata decisione di Giorgia Meloni.
Il comitato Antitrust ha recentemente emesso una certificazione che indica che l’ex sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, avrebbe svolto attività incompatibili con la sua posizione governativa. In poche parole, sembra che Sgarbi abbia partecipato a eventi come presentazioni, mostre e lezioni, creando così un evidente conflitto di interessi.
La risposta della premier Giorgia Meloni, attualmente in Giappone per una missione ufficiale, è stata di accettare le dimissioni di Sgarbi. Meloni ha dichiarato: “Dopo la pronuncia dell’Antitrust, trovo giusta la decisione di dimettersi, quindi accolgo le dimissioni”.
Il bollettino settimanale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha esplicitato ulteriormente la situazione, affermando che “il Sottosegretario di Stato alla Cultura ha esercitato attività professionali come critico d’arte, in questioni legate alla sua carica governativa, a favore sia di enti pubblici che privati, violando l’articolo 2, comma 1, lettera d) della legge 20 luglio 2004, n. 215, comunemente nota come Legge Frattini sul conflitto di interesse”.
Le dimissioni di Sgarbi sono giunte pochi giorni dopo che egli stesso le ha annunciate durante un evento a Milano. La premier Meloni, ancora una volta, mentre si trovava in Giappone, ha accettato le dimissioni dell’ex sottosegretario.
Durante l’annuncio delle dimissioni, Sgarbi ha colto l’occasione per polemizzare con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, accusandolo di mancanza di dignità. Sangiuliano, a suo dire, aveva ricevuto due lettere anonime che accusavano Sgarbi e le aveva inoltrate all’Antitrust anziché al diretto interessato.
Successivamente, Sgarbi ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni. Pur senza utilizzare esplicitamente la parola “dimissioni”, ha espresso il suo disaccordo con la delibera dell’Agcm, annunciando un ricorso al Tar. Nel testo, ha criticato aspramente l’Authority, definendo la sua motivazione come forzata e la decisione tanto “politicamente corretta” quanto “giuridicamente scorretta”.
Sgarbi ha argomentato che nessun vero giurista comprenderebbe come la partecipazione a conferenze su artisti come Caravaggio, Tintoretto e Michelangelo possa costituire una violazione dei limiti di legge, generando incompatibilità con la funzione ministeriale. Ha sottolineato che ciò distorce il senso stesso della sua posizione governativa e delle attività culturali che ha svolto per cinquant’anni.
Nella lettera, Sgarbi ha ringraziato Giorgia Meloni per il suo approccio discreto alla vicenda ma ha anche utilizzato l’occasione per attaccare anonimi “agguerriti oppositori” che, a suo dire, hanno orchestrato una vera persecuzione mediatica, con particolare riferimento a programmi come Report e al Fatto Quotidiano.
Infine, Sgarbi ha lanciato un ulteriore attacco contro Gennaro Sangiuliano e l’Antitrust, accusando quest’ultima di non aver rispettato l’articolo 21 della Costituzione, che difende la libertà d’espressione. La vicenda continua a sollevare interrogativi sulla gestione del conflitto di interessi all’interno del governo e sul ruolo dell’Antitrust nella tutela dei diritti costituzionali.
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