Stiamo attualmente affrontando una problematica riguardante l’olio extra vergine d’oliva italiano: ciò solleva interrogativi sulle dinamiche attuali e sulle cause alla base di questa situazione.
L’olio extravergine d’oliva, da sempre simbolo del made in Italy, sta vivendo un periodo di prezzi record, a causa di crescenti costi che sembrano destinati a salire ulteriormente. Le ragioni di questo aumento sono varie e includono la crisi climatica che ha colpito gli oliveti nazionali e le dinamiche di mercato globali.
Problema con l’olio extravergine d’oliva
La siccità e le temperature elevate degli ultimi anni hanno messo a dura prova gli oliveti italiani, causando una significativa riduzione della produzione e delle scorte di olio extravergine d’oliva.
I cambiamenti climatici, caratterizzati dalla mancanza di pioggia e dal freddo primaverile, hanno danneggiato la fioritura e l’allegagione degli olivi, provocando la caduta prematura dei frutti. La situazione è stata peggiorata dalla carenza idrica e dalle alte temperature estive, che hanno ulteriormente stressato le piante. La diffusione della xylella, un patogeno che ha già colpito oltre 21 milioni di piante di ulivo, ha ulteriormente complicato la situazione.
L’Italia, patria dell’olio extravergine d’oliva di alta qualità, sta affrontando una crisi senza precedenti nel settore a causa dei cambiamenti climatici. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea, il Paese ha subito una drastica diminuzione del 37% nella produzione di olio d’oliva nel 2023 rispetto all’anno precedente, e le prospettive per il 2024 non sembrano essere migliori.
Questo calo produttivo ha avuto un impatto significativo sulla disponibilità del prodotto sul mercato e sui bilanci delle aziende agricole, che devono affrontare aumenti record dei costi di produzione.
Le regioni più colpite
Le regioni meridionali, in particolare Puglia, Calabria e Sicilia, sono le più colpite dalla crisi dell’olio, con diminuzioni fino al 52% nella raccolta di olive, principalmente a causa di gelate fuori stagione in primavera e siccità. Anche il fenomeno della xylella ha contribuito al declino della produzione, con il Salento che ha perso circa il 10% della produzione nazionale. Ma alcune regioni del Centro e del Nord, come Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Veneto e Lombardia, hanno registrato incrementi nella produzione, offrendo una luce di speranza in mezzo alla crisi.
L’aumento dei costi si riflette direttamente sui prezzi al dettaglio, rendendo il carrello della spesa sempre più oneroso per le famiglie italiane. Le nuove produzioni di olio extravergine d’oliva sono tra i prodotti più sensibili ai rincari, mettendo a rischio una tradizione culinaria e alimentare radicata nella cultura italiana.
Previsioni e prezzi in aumento
Va notato che nonostante la crisi, il nostro Paese resta uno dei principali consumatori e produttori di olio extravergine d’oliva al mondo, rappresentando il 15% dei consumi globali. Ma l’aumento dei prezzi potrebbe influenzare i consumi, mettendo a rischio una tradizione culinaria e alimentare radicata nella cultura italiana.
Non a caso, secondo i dati recenti dell’Istituto Piepoli, circa il 30% dei consumatori italiani ha già modificato le proprie abitudini di acquisto e di utilizzo dell’olio a seguito dell’impennata dei prezzi, orientandosi verso oli di semi per la cottura e il condimento.