Allarme di Aris sulla situazione sanitaria in Italia, che si aggrava ulteriormente: le nuove tariffe rischiano di causare un raddoppio delle liste d’attesa, accentuando così i problemi già esistenti nel sistema.
Si torna a discutere della situazione sanitaria in Italia, e ciò avviene in maniera poco tranquillizzante, secondo quanto riportato dall’Associazione Aris nel suo recente dossier preoccupante. Il nuovo tariffario è stato completamente respinto, e la sua attuazione è imminente, prevista per aprile 2024. Il riconoscimento assegnato alle strutture è considerato del tutto insufficiente, prevedendo l’insorgere di serie problematiche nel sistema sanitario.
Le polemiche attorno alle nuove tariffe stanno suscitando preoccupazioni, aggiungendo un ulteriore peso a un sistema sanitario italiano già estremamente fragile. L’attenzione è ora concentrata sull’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore tariffario, specificamente per le prestazioni ambulatoriali specialistiche e protesiche. Secondo Padre Virginio Bebber, Presidente delle strutture gestite da enti ecclesiastici riuniti nell’Aris, questa transizione potrebbe risultare disastrosa per i pazienti, con un potenziale raddoppio delle liste d’attesa.
Il commento di Bebber riflette una prospettiva fortemente negativa, che potrebbe peggiorare la situazione per coloro che necessitano di assistenza sanitaria tempestiva, soprattutto nelle istituzioni socio-sanitarie non a scopo di lucro, affiliate all’area cattolica e riconosciute ufficialmente nel sistema sanitario nazionale. Queste operano in collaborazione con il servizio pubblico, in accordo con le Regioni, ma ora si teme che affronteranno sfide simili a quelle del SSN, con tariffe considerate inadeguate.
Per comprendere appieno le implicazioni del nuovo Nomenclatore tariffario, occorre esaminarne i dettagli. Bebber ha sollevato obiezioni riguardo alle quote assegnate alle strutture che forniscono esami, considerandole cifre insufficienti e irrealistiche. Si prospettano, quindi, significative difficoltà nel prossimo futuro.
Il costo della vita è in aumento, eppure le tariffe del SSN rimangono invariate, bloccate nonostante un generale stagnamento dei salari, che in alcuni settori italiani ha addirittura subito una regressione. Aris mette in evidenza questa problematica con esempi pratici, come i 22 euro pagati per visite specialistiche cardiologiche e neurologiche.
Questa cifra, tuttavia, risulta insufficiente per coprire i costi associati al medico specialista, al personale infermieristico, alle spese generali, alle pulizie e al servizio di prenotazione, causando una perdita immediata superiore alla somma versata dal cittadino: almeno -25 euro per visita.
Le prestazioni offerte non coprono i costi diretti di produzione, e in alcuni casi si è addirittura registrato un abbassamento delle tariffe. Il governo di Giorgia Meloni ha optato per un taglio complessivo del 30% dei rimborsi per tutte le prestazioni, aggravando ulteriormente la situazione.
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