Nuove ricerche hanno sollevato gravi preoccupazioni riguardo all’utilizzo dell’olio per friggere e il suo impatto sulla salute neurologica.
Hai mai pensato che l’olio per friggere potesse essere un problema non solo per la linea ma anche a livello neurologico? Scopriamo insieme perché e come può essere tanto dannoso.
L’olio per friggere potrebbe fare più male di quello che pensi
Uno studio recente ha evidenziato una possibile correlazione tra disturbi neurologici e l’uso di oli per friggere. Gli oli sono ingredienti fondamentali nella cucina e nella dieta umana, poiché forniscono energia e nutrienti essenziali. Essi contengono acidi grassi cruciali, come gli omega-3 e gli omega-6, che il corpo non può produrre autonomamente ma deve assumere attraverso il cibo. Questi acidi grassi sono essenziali per mantenere la salute del cuore, del cervello e del sistema nervoso.
Inoltre, gli oli sono ricchi di vitamine liposolubili, come la vitamina E, che agisce come antiossidante proteggendo le cellule dai danni dei radicali liberi. Alcuni oli, come quello di semi di lino, contengono anche acido alfa-linolenico, un tipo di omega-3 che può ridurre l’infiammazione e migliorare la salute cardiaca.
Le varie tipologie di oli presentano caratteristiche e benefici distinti. Oltre all’olio di oliva, ci sono oli di semi di girasole, mais, cocco, avocado e semi di lino, ciascuno con proprietà specifiche. Ad esempio, l’olio di oliva è noto per i suoi acidi grassi monoinsaturi e gli antiossidanti, che possono ridurre il rischio di malattie cardiache e infiammazioni. Al contrario, l’olio di cocco è ricco di acidi grassi saturi a catena media ed è rinomato per i suoi effetti benefici sulla salute del cervello e del cuore, oltre alle sue proprietà antimicrobiche.
Un aspetto importante da considerare è il punto di fumo dell’olio, cioè la temperatura alla quale comincia a bruciare. Gli oli con un alto punto di fumo sono adatti per la cottura ad alte temperature, mentre quelli con un punto di fumo più basso sono più adatti per la cottura a temperature moderate o basse.
Cosa dicono gli studi
L’ultimo studio condotto dall’Università dell’Illinois a Chicago ha analizzato gli effetti dell’olio surriscaldato, sottolineando l’importanza di non riutilizzare l’olio per friggere. Secondo lo studio, riscaldando l’olio si possono liberare sostanze ritenute cancerogene e distruggere importanti antiossidanti naturali. Questo fenomeno è stato confermato anche dall’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC).
Lo studio ha coinvolto l’Università del Tamilnadu in India ed è stato condotto su ratti utilizzando olio di sesamo e olio di girasole. I risultati preliminari hanno suggerito che la frittura ad alte temperature potrebbe essere associata a disturbi neurologici, tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche a lungo termine per comprendere appieno gli effetti dannosi del consumo di olio fritto sulla salute umana.