Quota 41, il governo mette di nuovo mano: quale sarà il futuro incerto della pensione anticipata, con la discussione ancora aperta sulle possibili implicazioni economiche e sociali di questa proposta?
Recentemente, il tema della riforma delle pensioni ha perso visibilità nell’agenda politica italiana. Durante la campagna elettorale, Matteo Salvini ha proposto nuovamente Quota 41 come soluzione, ma sembra che Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti l’abbiano abbandonata definitivamente.
Giorgetti ha ribadito l’importanza di ridurre il cuneo fiscale durante un incontro con imprenditori a Bergamo, sottolineando che questo rimane la priorità principale per il governo. Questo orientamento ha ridotto le possibilità di vedere Quota 41 realizzata nel prossimo futuro.
Quota 41: le sfide
Recentemente è emersa l’ipotesi di introdurre Quota 41 già nel 2025, permettendo ai lavoratori di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Ma i risultati elettorali non favorevoli della Lega nelle elezioni europee hanno ridotto la probabilità di questa misura. Salvini, che aveva fatto della Quota 41 un punto focale della sua campagna, potrebbe incontrare difficoltà nel persuadere la coalizione di governo a supportare una riforma costosa come questa.
Inoltre, anche Giorgetti non era convinto sin dall’inizio, considerando i costi elevati che avrebbero accompagnato la riforma, il che ha portato al rinvio della discussione sulla Legge di Bilancio 2024 e a restrizioni sulla pensione anticipata. Anche Meloni ha espresso perplessità su questo approccio.
Secondo alcune fonti, Salvini potrebbe chiedere almeno la proroga di Quota 103, nonostante i modesti 20.000 beneficiari nel 2023. Questo rende la previdenza una carta in meno da giocare nelle trattative con l’Europa, sperando che il taglio del cuneo fiscale non diventi una scommessa rischiosa.
Quota 100 ha già aggravato il bilancio dello Stato negli ultimi cinque anni, nonostante i successivi aggiustamenti con Quota 102 e 103. Quota 41 avrebbe rappresentato un ulteriore peso per l’economia italiana, come evidenziato anche da esperti come Elsa Fornero, che l’ha definita non sostenibile.
Le nuove regole per andare in pensione nel 2024
Dal 2024, è possibile accedere alla pensione con 67 anni di età e 20 anni di contributi, a patto che l’importo mensile non sia inferiore all’assegno sociale (534,41 euro) e che non siano stati effettuati versamenti previdenziali prima del 1996. Fino all’anno scorso, era necessario maturare un importo pari almeno a 1,5 volte l’assegno minimo per andare in pensione a 67 anni; in caso contrario, si doveva aspettare i 71 anni di età.
Dal 1° gennaio di quest’anno, c’è un nuovo requisito di “importo soglia” per la pensione di vecchiaia: la prima rata della pensione deve essere almeno pari all’assegno sociale. Pertanto, coloro che raggiungono i requisiti di età e contribuzione nel 2023-2024 e 2025-2026 possono andare in pensione, a condizione che l’importo soddisfi il nuovo requisito.
Ma i lavoratori che soddisfano i requisiti entro il 31 dicembre 2023 devono anche garantire un importo di pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale, secondo le regole precedenti.